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Melanoma: l'importanza del linfonodo sentinella


La tecnica è utile per predire la gravità della malattia. Studio scozzese su 500 pazienti. Servono però nuove conferme.


Anche se è ancora presto per considerarla una tecnica valida per tutti i pazienti, la valutazione del linfonodo sentinella in persone colpite da un melanoma può indirizzare in maniera affidabile la prognosi: può, cioè, aiutare i medici a capire meglio la pericolosità della malattia e a orientare con maggiore efficacia le terapie.



Questa, almeno, è la conclusione a cui è arrivata un’équipe di ricercatori scozzesi, che hanno pubblicato i risultati del loro lavoro sul British Medical Journal.
Viene definito «sentinella» il linfonodo che è più a rischio metastasi, poiché è la prima tappa del percorso che la linfa compie dal tumore verso altre parti del corpo. Una volta identificato, viene esaminato e, se è indenne da cellule tumorali, è legittimo ritenere che la neoplasia non si sia diffusa.



Il problema è, spesso, capire qual è il linfonodo sentinella da tenere sotto controllo, se la rete dei linfonodi appare diffusa.
Gli autori della ricerca (chirurghi, patologi ed oncologi che lavorano in diversi ospedali di Glasgow e di altre città scozzesi) hanno utilizzato questa tecnica su 500 malati di melanoma, fra il 1996 e il 2003. Nel 78 per cento dei casi il linfonodo sentinella era negativo, non conteneva cioè cellule tumorali, e dopo tre anni e mezzo la maggior parte (l’82 per cento) dei malati appartenenti a questo gruppo era ancora in buona salute e senza segni di ripresa della malattia.



Diverso invece il destino dei restanti 105 malati, cioè di coloro che avevano linfonodi sentinella con cellule maligne. Tra costoro, infatti, solo meno della metà (il 42 per cento) era senza tracce di malattia a tre anni e mezzo dall’intervento.
Non sembra, spiegano gli autori, che le differenze tra i due gruppi abbiano risentito dello spessore del melanoma al momento della diagnosi (un parametro cruciale, perché più il tumore è penetrato negli strati inferiori della pelle, minori sono le speranze di guarigione). «La valutazione del linfonodo sentinella - confermano i ricercatori scozzesi - può essere molto importante per orientare la terapia adiuvante, cioè per decidere quali cure avviare dopo l’intervento chirurgico. Va comunque ricordato che le informazioni disponibili non sono ancora sufficienti per consigliare di adottare la metodica per ogni malato e in ogni centro. Per arrivare a questo si dovranno attendere dati su ampie popolazioni di pazienti ottenuti in sperimentazioni controllate e randomizzate».

27/09/2006

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